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Important Critics:

Daniela Vaccher

Mei Chen Tseng canta la Natura attraverso le note raffinate della sua terra d’oriente. Incide con tratti delicati e sicuri il legno di limone o di ciliegio, estraendone immagini lievi e preziose come gioielli che, con un linguaggio comune a tutti i popoli, esaltano la nostra Madre Terra.

(http://www.arteperte.it/arteperte/export/Arteperte/sitoArteperte/Contenuti_Arteperte/eventi/visualizza_asset.html_780687883.html)

Roberto Savi

Mei Chen Tseng ha maturato un gusto grafico, felice incontro di due mondi. Orientale ma mitteleuropea, a volte fredda ed allo stesso tempo solare, l’anima di quest’artista viaggiatrice ci narra il percorso di un segno che affonda le sue radici nell’isola di Formosa, nella tradizione cinese, nella sua capacità di rendere morbida l’immagine al fine di farle passare indenne il tempo; per poi volare in Europa, ad incontrare le durezze tedesche, i virtuosismi italiani dei maestri del passato.

Si dice “la durezza della xilografia”: proprio questa durezza l’artista ha saputo piegare con la forza non tanto del racconto, ma dell’anima.

C’è della poesia in quelle immagini. Immagini che ci parlano di fallimento, di sconfitte. È questa la grande maturità raggiunta dall’artista, essere arrivata a raccontare che l’arte è fallimento, che la vita è sconfitta. In quella caduta, in quel momento, nasce l’espressione.

Delle stampe in particolare, sfogliando il catalogo, mi catturano:

Can’t Fly. Can’t Dance. Can’t See. Can’t Pray.

Non può volare. Non può danzare. Non può vedere. Non può pregare.

Can’t Fly. Non può volare. Mi innamoro subito di questa immagine.

Un avambraccio protesto col palmo della mano semiaperto. Dal dorso sembra partire un’ala, ma ne vediamo solo una parte.

È un gesto che avviene nell’atto della caduta, oppure nell’atto di rialzarsi? Non importa; perché, quel momento, è il medesimo.

Oggi si può fare un ottimo lavoro di fantasia, indubbiamente si possono inventare eccellenti immagini, ricostruzioni dell’incanto sommando stereotipi e storie vere. Ma chi quell’incanto l’ha davvero vissuto sulla propria pelle riconoscerebbe l’inganno in un istante!

In Mei Chen Tseng, invece, si ritrova tutto esattamente com’è: si ritrovano le voci dell’immenso che si mescolano a quelle della natura, le percezioni sensibili e quasi tattili di anime leggere che solcano il cielo, l’attimo esatto in cui l’aria si ferma e schiude il miracolo in grembo… No, può vestire tutto questo di misticismo e fede, travestirlo a piacimento per potersene distaccare, ma dal fondo nasce sempre l’intuizione di qualcosa di reale: qualcosa che lei stessa ha scrutato con occhio attento, in cui lei stessa ha creduto e che l’ha trascinata nel suo volo.

Qualcosa che però è sfumato, all’improvviso, in un raggio di sole, come capita a volte ai miracoli di fare se ci si crede poco o li si dimentica in un cassetto. E piuttosto che il rimpianto allora di un volo perduto, l’ha rinnegato e deriso, spogliato di ogni realtà e vestito degli abiti della più fasulla delle fattucchiere. L’ha rinnegato al punto che quasi con crudeltà ne distrugge l’essenza, come di qualcosa che nel reale non avesse a realizzarsi: non può essere, ci urla nel suo epilogo, e strappa via il sogno com’è stato strappato a lei.

Come dovesse essere necessariamente così, come non ci fosse nient’altro che l’amara rassegnazione per qualcosa ch’era solo gioco o fantasia.

E però Mei Chen Tseng ci ha creduto, ha sfiorato quel volo, ma vedendolo infrangersi come cristallo ha preferito credere che non potesse esser reale e fissarlo così nella sua ironica irrealizzabilità.

C’è solo un problema adesso. Rimane quella stampa. . . .(http://www.equilibriarte.org/articles/235)

Arianna Antoniutti

Il segno inciso da Mei Chen Tseng possiede e congiunge qualità artistiche apparentemente antitetiche: la forza e l’estrema, raffinata accuratezza. Un tratto vigoroso e fermo – nel quale ancora sono leggibili i movimenti tracciati sulla matrice di legno — modella volumi morbidi e minuziosi. La duttile compattezza della materia svanisce, lasciando posto a linee ondulate e continue, capaci di manifestare, con il loro sapiente addensarsi, la solidità degli oggetti e dei corpi…

(http://www.prourbino.it/Mostre/MeiChenTseng/MeiChenTseng_Home.htm)